Imparare è un'esperienza, tutto il resto è informazione |
UNA SCUOLA PER TUTTI E PER CIASCUNO
Penso che una
scuola davvero accogliente e inclusiva, sia quella scuola dove le
persone non si stancano mai di chiedersi, di lottare, di cercare, di
dare risposte, di mettersi in discussione, per il bene dei ragazzi, di
tutti i ragazzi, in particolare di quelli che hanno difficiltà.
http://ideeeriflessionicreative.blogspot.it/2012/12/primi-passi-sperimentando-la.html
se si perdono i ragazzi più difficili, la scuola non è più scuola. E' un ospedale che cura i sani e respinge i malati.
don Lorenzo Milani
http://www.anffas.net/Page.asp/id=318
http://ideeeriflessionicreative.blogspot.it/2012/12/primi-passi-sperimentando-la.html
se si perdono i ragazzi più difficili, la scuola non è più scuola. E' un ospedale che cura i sani e respinge i malati.
don Lorenzo Milani
http://www.anffas.net/Page.asp/id=318
Andare a scuola è un diritto per tutti.
Andare a scuola è un'esperienza che non può mancare nella vita di nessuno.
Scuola come luogo di apprendimento ma non solo cognitivo, anche morale, esperienziale.
Scuola come luogo di regole e di affetto, di compagnia e relazioni.
Scuola come vita comune, scambio, condivisione, cultura, gioco, relax e impegno.
La scuola è il luogo delle persone, delle diversità e delle somiglianze.
Cos'è una scuola inclusiva?
Come può una scuola essere inclusiva?
Perchè i ragazzi con disabilità complesse vanno a scuola? Cosa fanno a scuola se non riescono a scrivere,parlare, studiare?
Non sono loro che si devono adattare alla scuola, ma la scuola che deve costruirsi, attrezzarsi, inventarsi per dare le risposte giuste...e questo è possibile.
Ci vogliono persone attente e competenti, ci vuole amore e professionalità, ci vuole sostegno alla famiglia e costruzione di reti nella comunità.
Ci vogliono risorse, idee, capacità, ma soprattutto ci vuole 'esserci e crederci'.
La scuola può dare risposte diversificate e costruire progetti educativi individualizzati.
La scuola può dare risposte diversificate e costruire progetti educativi individualizzati.
In questo post un po' di documentazione, un po' d'idee...
Ci sono molti esempi di buone prassi d'inclusione nella scuola, sia per alunni con disabilità, sia per alunni con DSA (disturbi specifici dell'apprendimento) che per alunni stranieri ecc..
Inclusione è...
fare domande e avere delle risposte
offrire spazi e luoghi adeguati
offrire spazi e luoghi adeguati
risposta ai bisogni reali di tutti gli alunni
attenzione e sostegno particolari e specifici verso chi è in difficoltà
creare nella scuola un modo di star insieme creativo, diverso, al di là della didattica
lavoro educativo nella scuola (aiutare ciascuno a esprimere il meglio di sè)
offrire a tutti, grazie al ragazzo disabile, opportunità di crescita, esperienza, messa in gioco
creazione di reti di collaborazione e sostegno, dentro e fuori la scuola
risate, divertimento e allegria nei momenti spensierati
vicinanza, sostegno, ascolto e serietà nei momenti delicati
vita comune, ma rispetto di chi ha voglia di star un po' in pace
rispetto delle caratteristiche normali o strambe di ognuno
competenze e capacità degli 'addetti ai lavori', dove tutti fanno il proprio dovere con responsabilità e coscienza.
attenzione e ascolto delle famiglie, con un occhio sempre attento e 'future-oriented'.
...........................................
'L'importanza del superamento del nozionismo per un apprendimento fondato sul 'fare', l'apertura della scuola sul territorio.'
'Non più politiche volte a garantire misure specifiche per alcune tipologie di alunni affinchè possano seguire i percorsi scolastici nella scuola di tutti, ma politiche di trasformazione della scuola, della sua cultura, della sua organizzazione, affinchè divenga veramente in grado di accogliere tutti.'
'massimo apprendimento possibile e piena partecipazione'
'Contribuire a spostare la centratura dell'attenzione dai soggetti al contesto'
'Il rischio (della scuola) è quello di ridurre la valutazione alla sola valutazione standardizzata degli apprendimenti degli alunni.....questa valutazione non tiene conto de l fatto che i risultati scolastici degli alunni dipendono solo parzialmente dalle attività della scuola e dei docenti, ma invece in gran parte dal livello culturale di provenienza.'
http://www.lascuolapossibile.it/articolo/il-processo-di-inclusione-scolastica-in-italia-e-in-europa/
Il processo di inclusione scolastica in Italia e in Europa | ||
Una riflessione sui bisogni educativi speciali attraverso una ricerca. | ||
di Di Nocera Maria - Integrazione Scolastica | ||
Negli ultimi anni anche la Comunità Europea ha focalizzato la sua attenzione sull'educazione dei bambini con bisogni speciali e sulla loro situazione nelle scuole, citando soltanto i documenti più importanti, facciamo riferimento alla Dichiarazione di Salamanca, la Carta di azione per i bisogni educativi speciali (UNESCO 1994); e sopra ogni documento, la Convenzione dei diritti delle Persone con Disabilità redatta dall'Organizzazione delle Nazioni Unite (2006), sottoscritta da molti paesi del mondo. Ad oggi, il termine "integrazione" scolastica è stato ormai racchiuso e sostituito dal termine "inclusione": intendendo con questo il processo attraverso il quale il contesto scuola, attraverso i suoi diversi protagonisti (organizzazione scolastica, studenti, insegnanti, famiglia, territorio) assume le caratteristiche di un ambiente che risponde ai bisogni di tutti i bambini e in particolare dei bambini con bisogni speciali. E' infatti attraverso il lavoro sui contesti, e non soltanto sui singoli individui, che si promuove la partecipazione sociale e il coinvolgimento delle persone in difficoltà, nonostante i loro specifici problemi, come viene specificato anche dall'I.C.F., (Classificazione Internazionale del funzionamento e delle disabilità), proposto dall'Organizzazione Mondiale della Sanità (2000). In trent'anni di integrazione scolastica degli alunni con disabilità all'interno delle scuole regolari, tante sono state le esperienze svolte, tante le prassi e le strategie didattiche utilizzate, e chi lavora nella scuola da anni può sicuramente essere testimone dei grandi passaggi che nel corso del tempo sono stati fatti. Ma allo stato attuale, ancora qualcosa manca per il raggiungimento di un processo di integrazione di qualità: un pensiero più costruttivo e condiviso tra i diversi agenti all'interno dei contesti scolastici, che determini la creazione di ambienti accoglienti e facilitanti le diversità, attraverso buone strategie educativo-didattiche, che possano contribuire fortemente allo sviluppo e alla crescita cognitiva e psicosociale dei bambini in situazioni di difficoltà. Lavorando da tempo con le scuole e nelle scuole, a diretto contatto con insegnanti e dirigenti scolastici, questo aspetto ci ha particolarmente interessato. Ci siamo chiesti: ma è possibile valutare un processo come l'integrazione scolastica? Se sì, in che modo è possibile farlo, attraverso quali strumenti? La spinta e la motivazione a percorrere questa strada di ricerca è arrivata anche dal rapporto stabilito con alcune famiglie di bambini con disabilità: scambiare con loro le esperienze dei figli rispetto all'integrazione scolastica, esperienze talvolta positive e rassicuranti, talvolta distruttive e frustranti, ci ha condotti alla riflessione che prendere in considerazione anche il loro punto di vista poteva essere una risorsa importante. Da tali premesse è stata effettuata un'analisi della letteratura sull'argomento a livello italiano e internazionale, che ha condotto, in una seconda fase, alla costruzione di un disegno di ricerca che focalizzasse l'attenzione sul processo di inclusione scolastica dei bambini con bisogni speciali. La ricerca si propone di approfondire, da un punto di vista descrittivo, gli elementi di struttura dell'Istituzione Scolastica (ovvero: organizzazione, risorse umane, risorse strutturali, risorse finanziarie) e gli elementi di processo (ovvero: Diagnosi Funzionale, Profilo Dinamico Funzionale, Piano Educativo Individualizzato, GLH, programmazione educativo-didattica, rapporti interistituzionali). Si propone, inoltre, di esplorare la rappresentazione sociale, gli atteggiamenti e le opinioni dei protagonisti, ovvero dirigenti, insegnanti e genitori, relativamente al processo di inclusione. La ricerca è condotta dalla cattedra di Psicologia della disabilità e del lavoro di rete, Dipartimento di Psicologia Dinamica, Clinica e dello Sviluppo della Facoltà di Psicologia 1, "La Sapienza" Università di Roma, e si arricchisce di un accordo di cooperazione interuniversitaria stabilita con due università straniere: University of Professional Education. Hogeschool di Van Arnhem en Nijmegen in Olanda, e con l'Institute of Special Education and Rehabilitation, University "Sv. Kiril I Metodij" di Skopje, in Macedonia. Tale collaborazione ha permesso di ampliare gli obiettivi della ricerca stessa e approfondire la diversità di prassi inclusive tra un paese come l'Italia che fa integrazione da anni, e paesi che stanno ancora costruendo il loro percorso verso l'inclusione. La possibilità di confrontare il modello di integrazione italiano con le esperienze di altri paesi offre la possibilità di metterci in discussione, di proporre interventi ed azioni nuove. Per effettuare la ricerca sono stati costruiti appositi strumenti: si tratta di questionari che sono stati somministrati in scuole italiane di diverse città del centro-sud. I suddetti questionari sono stati successivamente tradotti e proposti a scuole olandesi e macedoni. Tali strumenti di ricerca sono stati rivolti ai Dirigenti Scolastici, alle insegnanti curricolari e di sostegno, alle famiglie di bambini con bisogni speciali frequentanti le classi III, IV e V della Scuola Primaria. Nella fase di individuazione del campione sono state contattate diverse scuole: raccogliendo, da una parte entusiasmo per il lavoro che si proponeva; dall'altra, reazioni di scarsa motivazione e poco interesse. Ad oggi, hanno aderito alla ricerca circa 90 scuole tra i tre paesi. La fase della ricerca in questo momento, corrisponde alla raccolta dei questionari distribuiti nelle scuole italiane, olandesi e macedoni, che hanno offerto la loro collaborazione. In una fase successiva saranno analizzati i dati e discussi i risultati. E' nostra intenzione proporre i risultati ottenuti all'attenzione di insegnanti, dirigenti scolastici e di quanti sono interessati all'argomento, attraverso un successivo contribuito pubblicato, ma anche attraverso una giornata di studio rivolta a tutti i partecipanti alla ricerca, affinché diventino uno spunto di riflessione e di approfondimento culturale e professionale. Il nostro interesse è stato, ed è, quello di condurre uno studio empirico dal quale poter trarre aspetti importanti che possano, nel confronto con chi lavora nella scuola, trasformarsi in un arricchimento personale e operativo da utilizzare nel proprio lavoro. Dalla ricerca qui descritta, ci si aspetta: • di individuare gli indicatori relativi all'inclusione scolastica degli alunni con disabilità al fine di poterne valutare la qualità; • di riflettere sulla costruzione partecipata di un modello di lavoro inclusivo caratterizzato da strategie educativo-didattiche e prassi efficaci sul singolo e sul gruppo-classe; • di confrontare le rappresentazioni sociali relative all'inclusione scolastica e il modello reale e attuale; • di individuare differenze tra i modelli inclusivi dei paesi coinvolti. Il momento storico in cui si trova la scuola italiana necessita di una sensibilizzazione e di un'operatività forte relativamente ai processi inclusivi; non possiamo più difenderci attraverso frasi del tipo: "non ci sono abbastanza risorse, sia materiali che personali", "non c'è un'organizzazione", "non esiste una rete"; aspetti fondamentali, certo, ma l'integrazione si comincia dall'interno, da un cambiamento culturale, da ciò che si può fare partendo da ciò che abbiamo, dalla valorizzazione delle risorse presenti, dalla collaborazione tra le persone e i ruoli che assumono nel contesto, dalle competenze sia personali che professionali volte verso obiettivi condivisi. La diversità all'interno del contesto scolastico, rappresenta una sfida che coinvolge tutti i principali agenti di cambiamento: insegnanti, dirigenti scolastici, comunità scolastica, famiglie e territorio, ognuno con specifiche funzioni. Da parte degli insegnanti richiede prassi sempre nuove, soluzioni originali, adattate ai singoli bambini e ai contesti, dal punto di vista didattico-pedagogico, comunicativo e relazionale. Da parte dei dirigenti scolastici richiede un'istituzione attenta ad ogni dettaglio, ad ogni aspetto organizzativo. Da parte delle famiglie richiede partecipazione e collaborazione con il sistema scolastico sul progetto educativo per il proprio bambino. Da parte della comunità scolastica richiede l'individuazione e la valorizzazione di tutti gli elementi utili a costruire un intervento coordinato di risorse e di possibilità di azioni. Da parte del territorio richiede la costruzione di un lavoro di rete importante e ben coordinato. In conclusione, possiamo aggiungere che il processo inclusivo dei bambini con bisogni speciali si basa su un pensiero complesso, sistemico, com-partecipato di tutte le realtà che appartengono alla scuola, affinché tramite le azioni di ognuna di esse si possa costruire interventi sinergici e significativi per i bambini con bisogni speciali Dott.ssa Di Nocera Maria; Prof.ssa Rosa Ferri; Prof.ssa Viviana Langher Dipartimento di Psicologia Dinamica e Clinica. Facoltà di Psicologia 1 La Sapienza, Università di Roma
Il vero significato dell’integrazione scolastica
(*)
La famosa lettera non era diretta a una
professoressa, ma era rivolta a tutti gli insegnanti e a un modo di fare
scuola che si occupava dei sani e respingeva i malati.
Don Milani, se non pensava agli alunni disabili come
li intendiamo oggi, sicuramente mirava a realizzare l’integrazione
scolastica, voleva una scuola in grado di integrare tutti e ciascuno
senza chiedere in cambio assimilazione.
Pensava a un modello di scuola in cui tutti gli
insegnanti e i vari operatori fossero coinvolti nella costruzione di una
comunità scolastica integrante. Solo se si guarda al contesto si può
capire l’integrazione dell’alunno disabile. Se la scuola non è
integrante per tutti, non può esserlo neppure per l’allievo disabile. La
logica dell’integrazione deve pervadere tutta la scuola come in una
rete. La rete da sicurezza: se qualcuno cade dal trapezio (e non è
detto che sia l’alunno disabile) e c’è una protezione sottostante, non
si farà del male.
Una vera integrazione, se deve sostenere tutti gli
alunni, tutti uguali e tutti diversi, deve anche essere sostenuta da
tutti.
L’integrazione non riguarda solo l’alunno disabile:
ciascuno di noi ha bisogno di aiuto e di sostegno, fosse anche solo in
certi momenti e in certe occasioni. E questo perché l’uomo, a differenza
degli animali che dopo la nascita sono subito in grado di cavarsela da
soli, non nasce autonomo. Lo diventa. Prima attraverso un lungo
<<allevamento>> e poi mediante l’educazione e l’istruzione, che
caratterizzano ogni momento dell’esistenza umana. Dalla culla alla bara
si impara sempre. E sempre si ha bisogno di aiuto, specie se si è deboli
come lo sono un bambino piccolo, un adulto disabile, un adulto in stato
di bisogno più o meno momentaneo.
La nostra Costituzione è basata su principi
solidaristici: al fascista <<mene frego>> ha sostituito il democratico
<<I care, me ne occupo, l’altro mi sta a cuore>>.
Perciò una scuola che integra – o almeno, si propone
di farlo – dovrebbe offrire a tutti gli allievi ( e perché no? Anche gli
insegnanti e a tutti gli operatori scolastici) un adeguato sostegno in
caso di bisogno. In questo modello di scuola non sarà soltanto l’alunno
portatore di stigma a ricevere attenzioni e cure particolari, ma tutti
gli alunni (e gli insegnanti) dovranno essere coinvolti attivamente in
qualche forma di sostegno, di aiuto, di supporto, di empatia.
Compito della scuola è aiutare ogni alunno della
classe a sentirsi parte integrante di un gruppo. Le classi non possono
essere delle piccole comunità in concorrenza tra loro: devono
avvicinarsi l’una all’atra e sentirsi parte di una comunità più ampia.
Questa comunità insegnerà a condividere le proprie esperienze con gli
altri, a comunicare adeguatamente, a unirsi a collaborare per superare
pregiudizi, anche di coloro che non credono in questi principi di
condivisione. Di questa comunità dovrebbero sentirsi parte tutti,
ciascuno con il proprio ruolo e con le proprie mansioni: come
un’orchestra in cui ognuno, pur suonando uno strumento diverso,
contribuisce alla buona riuscita dell’esecuzione del brano musicale.
Il senso di appartenenza a una comunità può rompere, e di fatto rompe,
ogni barriera.
Lo slogan degli anni Settanta <<Rendere speciali
le scuole normali>> conserva ancora una sua validità.
A scuola l’integrazione deve prevedere:
Una progettualità di questo tipo non si improvvisa:
rimane un punto di partenza, non di arrivo.
Un punto di arrivo è un obiettivo, non un sogno.
Ma non è forse questo il senso della scuola?
Il Concilio Vaticano II ha detto che non bisogna
confondere l’errore con l’errante. Ma siamo sicuri che tutti, proprio
tutti siano in grado di frequentare la scuola?
Il problema è malposto, visto che non è l’individuo a
doversi adattare alla scuola – quasi che questa fosse una divinità e non
una semplice istituzione finalizzata a promuovere la crescita
individuale -, ma è la scuola che deve adattarsi all’individuo.
Un bambino impara le cose del mondo seguendo un suo
programma in cui entrano occasioni, materiali, giochi, contatti,
incontri, scontri con i coetanei e i più grandi, ecc. Perché,
improvvisamente, allo scoccare del sesto o del quinto anno di età deve
imparare seguendo un programma altrui?
Quale programma è dunque proponibile per i ragazzi
mentalmente ritardati?
Un programma adatto a loro. A ciascuno di loro.
La legge lo ha chiamato Piano Educativo
Individualizzato (PEI).
Lo slogan Prima riabilitare per poi inserire
viene ribaltato: Inserire per riabilitare. Se a parlare si impara
parlando e a scrivere scrivendo, a stare con gli altri si impara stando
con gli altri. Il contatto con i normali, con modelli comportamentali
positivi, produce miglioramenti di per sé.
Occorre dunque creare le condizioni affinché l’alunno
disabile possa frequentare positivamente la stessa classe dei suoi
coetanei.
E se l’autonomia rappresenta la condizione
indispensabile perché l’alunno possa imparare, allora la prima cosa che
egli dovrà imparare a manifestare sarà proprio l’autonomia. In altre
parole ritorna sempre lo stesso principio di fondo al quale si è già
accennato, che non riguarda solo quello disabile ma tutti gli alunni:
bisogna partire da ciò che si ha o che si sa. Non è neanche un principio
pedagogico: è semplicemente buonsenso. Quando gli insegnanti dell’ordine
di scuola successivo si lamentano del fatto che gli alunni appena
arrivati non hanno le basi per svolgere il programma della scuola in cui
essi operano, invece di lamentarsi sul muro del pianto, dovrebbero
inserire nel loro programma il raggiungimento di quagli obiettivi che
l’istituzione scolastica di livello antecedente non è stata in grado di
perseguire. Altrimenti è la scuola del programma, non della
programmazione. In definitiva – i termini più tecnici - se i
prerequisiti non ci sono, occorre perseguirli.
Per fare questo i prerequisiti devono diventare
obiettivi.
Nel caso dell’alunno disabile indichiamo con
autonomia tutte quelle abilità che costituiscono i prerequisiti dei
prerequisiti.
Magari prevedendo un programma che tenga conto
dell’individuo e non della massa. Per questo nella scuola è entrato il
termine programmazione.
E’ l’autonomia di cui godono oggi le scuole consente
a esse di fare leva ancora di più su una politica di programmazione
conforme allo spirito del PEI: programmare significa stabilire gli
obiettivi dell’apprendimento e dello sviluppo personale, rapportare gli
obiettivi alle capacità personali di tutti e di ciascuno, valutare che
l’obiettivo sia effettivamente raggiunto e, se necessario, modificare
quanto previsto in modo ancora più mirato.
(1) Don Milani, Lettera a una professoressa,
Firenze Editrice Fiorentina. 1963
|
http://www.inclusione.info/modules.php?name=News&file=article&sid=17&t=Piano-annuale-per-linclusivita---Nota-del-ministero
Ho trovato molti materiali interessanti sul sito di Maestro Roberto
http://www.robertosconocchini.it/
e anche....
http://blogcalim.blogspot.it/
http://dadapasticciona.blogspot.it/
http://www.youtube.com/watch?v=RiOMlTUtqZw&feature=player_embedded