Documentazione relativa alla
Stimolazione Basale
Sito ufficiale: http://www.stimolazionebasale.it/
A tutt'oggi mi è stato molto
difficile reperire documentazione relativa alla Stimolazione Basale in italiano,
purtroppo.
L'unico testo tradotto è
questo
Fröhlich Andreas, La Stimolazione Basale per bambini, adolescenti e adulti con pluridisabilità-Edizioni La scuola, 2015
http://www.lascuola.it/it/home/scheda_sagg?sc=2535&fc=SPE_003309
Fröhlich Andreas, La Stimolazione Basale per bambini, adolescenti e adulti con pluridisabilità-Edizioni La scuola, 2015
http://www.lascuola.it/it/home/scheda_sagg?sc=2535&fc=SPE_003309
Stamattina, 14 maggio 2014 ho ordinato il libro su: http://www.unilibro.it/libro/frolich-andreas/la-stimolazione-basale/9788835037422
Spero che arrivi davvero....................
23 gennaio 2015: sono stata contattata da unilibro perchè il libro è disponibile...ma finchè non vedo non credo!!!!vi terrò aggiornati!
IL LIBRO E' ARRIVATO IL 26 GENNAIO!!!!
Lista corsi:http://www.sociale-levinas.fpbz.it/formazione/lista-corsi-partenza.asp
Ho provato a fare la prenotazione qui: http://www.libroco.it/dl/Frolich-Andreas/La-Scuola-Editrice/9788835037422/La-stimolazione-basale/cw674122787979563.html
Questo articolo, trovato su basale-stimulation.de è molto interessante!
http://www.basale-stimulation.de/fileadmin/Redaktion/pdf/6_RB21_Print__Chissale-Kaserer__Viaggiare_con_il_concetto_di_stimolazione_basale
9 obiettivi principali del concetto di
Stimolazione
Basale®
secondo
A.Fröhlich
- MANTENERE LA VITA E FAVORIRE LA POSSIBILITA’ D I SVILUPPO
- RISENTIRE LA PROPRIA VITA
- VIVERE LA SICUREZZA E COSTRUIRE LA FIDUCIA
- SVILUPPARE IL PROPRIO RITMO
- DARE FORMA ALLA PROPRIA VITA
- FARE ESPERIENZA CON IL MONDO ESTERNO
- ENTRARE IN RELAZIONE E VIVERE L'INCONTRO
- DARE IL SENSO E L’ IMPORTANZA
- VIVERE L'AUTONOMIA E LA RESPONSABILITA'
MANTENERE
LA VITA E FAVORIRE LA POSSIBILITA’ DI SVILUPPO
La
Stimolazione Basale ®
ha come obiettivo principale quello di
aiutare il paziente a “mantenere” la propria vita. Spesso sono
necessari interventi medici, l’assistenza sostiene il paziente
nell’accettazione di tali misure, lo accompagna e gli offre aiuti
individuali.
Il
respiro è fondamentale per “mantenere” la vita.
Il
respiro è strettamente collegato ai nostri sentimenti vitali.
Abbiamo tante immagini nel nostro linguaggio che esprimono diversi
tipi di respiro (il respiro si blocca, traggo un profondo respiro
etc.).
Il
paziente può essere sostenuto nel proprio ritmo respiratorio.
Spesso però si trova a respirare
artificialmente, il proprio ritmo respiratorio è sostituito da uno
sconosciuto. Il condizionamento del respiro da parte di altre persone
è quasi totale e penetra negli strati più intimi della persona.
L’assistenza dovrebbe cercare di rendere nuovamente possibile una
respirazione attiva, aiutare a ritrovare il proprio ritmo del respiro
e far vivere così la propria vitalità.
Le
persone devono nutrirsi, devono
assimilare energia ed elementi vitali. Possiamo rimanere in vita solo
quando rimaniamo in uno stato di scambio con il mondo inanimato anche
se la nostra capacità di alimentarsi è limitata o per un
determinato periodo di tempo inesistente. L’alimentazione con il
sondino provoca una perdita massiccia dell’autonomia del paziente e
richiede assistenza. Una riconquistata autonomia nell’assunzione
del cibo significa per entrambe le parti un notevole aumento della
qualità di vita.
Il
movimento fa parte degli elementi fondamentali della vita. Il
movimento indica la vita, la vitalità viene espressa attraverso il
movimento. Inoltre il
movimento procura delle percezioni. Senza il movimento la persona
rimane nella nebbia.
L’assistenza
cerca di allontanare questa nebbia dando di nuovo delle possibilità
di orientamento attraverso movimenti mirati e coordinati.
RISENTIRE
LA PROPRIA VITA
Il
primo passo consiste nel rimanere in vita, nel mantenere la vita. Il
successivo riguarda il percepirsi
in qualunque modo: percepire se stessi, cioè percepire il proprio
corpo nel presente, viverlo
in contrasto con il mondo inanimato, ma anche rendersi conto che il
proprio corpo è diviso dal corpo dell’altro che si prende cura di
me. “Sono un individuo, sto per conto mio, sto in contatto con gli
altri e con delle cose, ma nonostante ciò rimango un’unità.”
Dobbiamo
prevenire o contrastare un grave disorientamento, prevenire
difficoltà percettive del paziente (impedire che la nebbia lo
avvolga di nuovo), dando costantemente al essi l’opportunità di
rendersi conto del proprio IO,che nella psicologia classica si chiama
consapevolezza.
L’assistenza
si integra attivamente nel sostegno dell’identità del paziente
e lo aiuta a non perdersi.
VIVERE
LA SICUREZZA E COSTRUIRE LA FIDUCIA
La
sicurezza si può scoprire solo dal momento in cui eventi specifici e
ben distinti continuano a ripetersi; questo
permette di capire gradualmente che questi continueranno a ripetersi
in futuro.
Il
paziente si rassicura quando si accorge che ad un suo segnale
(sudorazione) la persona che si prende cura di lui risponde
adeguatamente.
E’
indispensabile rivolgersi al paziente con segnali chiari.
Nel rivolgersi al paziente dobbiamo
essere coerenti con la nostra voce, la mimica, i gesti e l’azione.
Non dobbiamo mandare segnali diversi o addirittura contradditori.
Spesso si nota che l’atteggiamento dell’assistente è
accompagnato da rimproveri al paziente anche se con l’intento di
scherzare. Il paziente riceve in questo caso un messaggio, che non lo
aiuta di certo a costruire un rapporto di fiducia. Possiamo solo
creare un rapporto di fiducia quando riusciamo a valutare abbastanza
bene la persona.
L’assistente
del paziente non deve fare nulla d’inaspettato, nulla d’inatteso,
nulla di spaventoso. Dobbiamo poterci fidare di qualcuno che non ci
faccia nulla per cui non siamo ancora pronti.
Tutto
questo avviene con continuità e ripetizione delle stesse azioni
nello stesso modo.
Solamente
dal momento in cui il paziente prova la sensazione di sicurezza e
fiducia, possiamo sperare che lui possa sviluppare una cooperazione.
Abbiamo bisogno della sua collaborazione se vogliamo migliorare la
qualità della sua vita.
I
pazienti insicuri, paurosi, spaventati, vivono in una situazione di
stress continuo e utilizzano le loro preziose energie per abbattere
le loro paure e non per guarire.
SVILUPPARE
IL PROPRIO RITMO
Difficilmente
un evento può cambiare il ritmo di vita come invece accade nel caso
di un ricovero, un intervento o di una degenza in un istituto. Quando
siamo in ferie o facciamo un viaggio, portiamo attivamente il nostro
ritmo e le nostre abitudini quotidiane nelle situazioni che viviamo.
In una situazione d’assistenza, soprattutto nei casi di grave
malattia, usciamo in gran parte dal nostro ritmo conosciuto.
Il
nostro ritmo sonno-veglia è adattato alle esigenze della struttura
che ci ospita, non si tiene conto dei tempi individuali in cui la
persona tende a svegliarsi o addormentarsi, il paziente deve
adattarsi al ritmo dell’istituto.
Se
il proprio ritmo non può essere rapidamente modificato, appaiono
insonnia, irrequietudine, disturbi del sonno, stanchezza. Il paziente
deve poter sviluppare il suo ritmo di veglia, riposo e sonno in un
ambiente estraneo, il che significa naturalmente che il
sonno del paziente deve essere rispettato e che bisogna lasciargli il
tempo per sonnecchiare; i trattamenti terapeutici devono pertanto
tenere conto del suo ritmo individuale.
Un
disturbo continuo del ritmo biologico è vissuto come una vera e
propria aggressività soprattutto dalle persone che non sono ancora
in grado di cooperare. Una tale situazione rende molto difficile
creare un rapporto di fiducia.
C’è
anche però il cosiddetto ritmo proprio della personalità: fase di
attività, di riflessione e di attenzione passiva cambiano tra di
loro. Ci sono persone che nella loro vita professionale e personale
mostrano significative oscillazioni e cambiamenti, altre che mostrano
solo piccoli e regolari cambiamenti nella loro vita. Alcuni lavorano
tranquilli per molto tempo, altri qualche ora molto intensamente e
poi si riposano. Anche nella fase della malattia questi ritmi vengono
mantenuti. Avere il tempo per riflettere sulla nuova situazione –
anche se questo processo non è visibile al mondo esterno – fa
parte del modo di vita che caratterizza quel paziente. Sarebbe
opportuno dare importanza a questo ritmo di vita.
Gli
esseri umani vivono gli alti e i bassi del proprio stato d’animo e
mostrano diversi temperamenti. Gli esseri umani non sono uguali,
anche i pazienti non sono uguali. Alcuni hanno bisogno di tempo per
capire la situazione, altri vivono con notevole leggerezza e solo a
volte cadono in uno stato depressivo. Questi ritmi vengono rispettati
dagli assistenti, non devono assolutamente “tirare su di morale”
se il paziente non è ancora pronto.
Il
rimo delle visite assume una particolare importanza. Le visite si
verificano fuori dal proprio ritmo abituale, spesso vengono tante
persone; cambia anche il ritmo della vita familiare e della vita con
gli amici. Chi da al paziente aiuto e supporto? Spesso tentiamo di
spiegare, ma cosa sono le parole, quando una persona è così
profondamente colpita nella sua personalità?
DARE
FORMA ALLA PROPRIA VITA
Una
caratteristica tipica della persona “viva” è quella di
costruirsi la propria vita. E’ attiva nella riflessione, è attiva
nelle attività quotidiane e addirittura attiva in qualche modo
durante il riposo.
Essere
attivo significa costruire se stesso, non subire la dominanza della
propria vita da parte di altri.
Essere
un paziente invece significa, come già esprime la parola “patiens”,
essere sofferente. Non si è più attivi, ma passivi.
L’obiettivo
principale del nostro lavoro è quindi sostenere i pazienti nel
creare, anche se solo in minima parte, il proprio ambiente
circostante che permetta l’attività propria. Questo può
riguardare il letto, il comodino, ma anche l’arredamento della
propria stanza. Chi deve vivere in un mondo decorato soltanto dagli
altri, non può accettare questo mondo come il proprio. Una certa
possibilità di creare “il proprio mondo”, lo fa diventare
veramente come proprio. Se invece il paziente si sente estraneo nel
suo ambiente e non lo sente suo, non sarà in grado di mobilitare
delle forze che possono favorire la sua guarigione.
A
volte i pazienti necessitano sostegno per l’organizzazione delle
visite, hanno bisogno di qualcuno che “parli per loro”. Bisogna
liberarsi dall’immagine che la persona in ospedale è sempre
“disponibile”. Forse il paziente riceve d’un tratto delle
visite da persone che a casa non sono andate a trovarlo da tanto
tempo. Rimorsi, paura che lo stato di salute del paziente possa
peggiorare, possono giocare un ruolo per andare a trovare una persona
in ospedale. La domanda è: il paziente desidera veramente essere
visitato in questa situazione da questa persona? Si sente “visitato”?
In
un’altra situazione il visitatore avrebbe magari annunciato
telefonicamente la sua visita e chiesto se gradita, ora invece appare
semplicemente, si siede e domina la situazione. Come possono i
pazienti conservare la loro integrità personale? Come possono
influenzare attivamente le visite? Per interrompere queste visite non
desiderate il paziente peggiora le sue condizioni di salute mandando
solo segnali vegetativi.
Questa
è una soluzione della situazione che in ogni caso è poco
soddisfacente per tutti. Abbiamo per adesso poca esperienza su come
poter rinforzare l’autonomia del paziente che deve ricevere le
visite.
Dall’altro
lato abbiamo anche tanti pazienti che restano soli, soprattutto le
persone che iniziano a vivere in un istituto e che sono strappati
dalla loro precedente situazione sociale.
Il
postino non suona più, la vicina di casa non saluta più, la signora
che passa al mattino davanti alla finestra non si vede più. Questi
sono solo alcuni esempi di piccoli contatti sociali che vengono
bruscamente a mancare. La solitudine avanza e dobbiamo aiutare queste
persone ad aprirsi per coltivare dei contatti sociali. Ci sono delle
organizzazioni che si occupano di questo problema, proponendo delle
visite ai pazienti, trascurando però spesso quelli che non sono più
in grado di comunicare. Il non sapere che cosa fare con loro rinforza
ancora di più la loro solitudine.
FARE
ESPERIENZA CON IL MONDO ESTERNO
Non
soltanto le persone sono importanti per il paziente, ma anche
l’ambiente materiale, che ha la sua importanza a vari livelli.
Dà
orientamento, sicurezza ed è stimolante a livello estetico, dà
informazioni relative al luogo in cui ci si trova e rende possibile
diverse attività. Le persone con grave disabilità necessitano
sostegno per vivere l’ambiente circostante in modo reale. Devono
essere messi in contatto con l’ambiente perché non potendo
muoversi non sono in grado di percepirsi e di afferrare gli oggetti.
Il mondo esterno diventa sfocato e irreale. Il mondo esterno non
esiste più e diventa importante il mondo interiore: questo viene
percepito dagli assistenti come il mondo irreale.
I
mondi dei pazienti e degli operatori rischiano di allontanarsi, la
comprensione diventa sempre più difficile, la fiducia e la
cooperazione sono ad alto rischio.
Lo
scopo del nostro lavoro consiste nel mantenere il paziente in
contatto costante e significativo con il mondo esterno, attraverso le
proposte elementari.
Non
si tratta di una pura “stimolazione” o di una rapida
dimostrazione di tutto ciò che contorna il paziente, ma è
indispensabile fornire delle relazioni significative ad ogni singolo
oggetto. Così p.e. il comodino può essere vissuto come qualcosa di
significativo nella sua funzione soltanto se il paziente ha
costantemente l’opportunità di vivere una stretta correlazione tra
sé ed il comodino e se può sperimentare che questo oggetto ha per
lui una concreta utilità.
Uno
dei lavori principali a livello pedagogico consiste nel trasmettere
al paziente la correlazione oggetto - persona - relazione.
ENTRARE
IN RELAZIONE E VIVERE L’INCONTRO
Ancora
una volta poniamo la nostra attenzione ai contatti interpersonali. E’
importante far sì che i pazienti percepiscano e si accorgano
dell’esistenza di altre persone. Sarebbe opportuno che i pazienti
fossero attivi in queste situazioni per non dover vivere la
sensazione della totale dipendenza. L’ideale sarebbe permettere ai
pazienti di prendere spontaneamente contatto con diverse persone. In
contesti normali ci si informa su com’è andato il fine settimana,
si parla del tempo o si utilizzano altri argomenti futili per
iniziare un avvicinamento. Le persone con grave disabilità non sono
in grado di prendere contatto in questa maniera. E’
importante per tutti gli operatori osservare il modo in cui il
paziente riesce a creare
una relazione. Un sospiro,
un lieve movimento della mano, un tentativo di girare la testa, un
profondo respiro potrebbero già essere segnali comunicativi per
entrare in relazione. I pazienti possono percepirsi come partner
attivi nella comunicazione soltanto se ricevono delle risposte
adeguate. Diventa importante lasciare al paziente il diritto di poter
decidere l’intensità del rapporto in base alla persona. Qualcuno
piace più di un altro, questo fatto può essere espresso anche in
modo semplice e va assolutamente rispettato.
Teniamo
conto anche delle forme di comunicazione alternative, già
sperimentate nel lavoro con le persone disabili.
DARE
SENSO ED IMPORTANZA
Il
vuoto e l’assenza di significato sono il risultato della mancanza
di significato e senso nella vita di una persona. I pazienti devono
riuscire a comprendere la loro nuova situazione, devono riuscire a
dare una nuova interpretazione alla loro vita.
La malattia modifica la vita in modo radicale, cambia il corpo che
non sta più a disposizione come prima, ma si estranea.
Questo porta le persone in uno stato
di crisi profonda, devono confrontarsi con la loro personalità a
vari livelli. Il paziente non è abituato a questa nuova situazione,
è spaventato, confuso e disorientato; è estremamente difficile per
lui cooperare con altri, soprattutto se non riesce a farsi capire e
se non capisce gli altri. La propria autostima è modificata, la
posizione professionale non esiste più e neanche il ruolo nella
famiglia. Ora è un paziente fra tanti altri, deve mettersi in coda,
aspettare, subire che si decida di lui, non comprende ciò che si
intende fare con lui, altri decidono per conto suo. Gli attuali
valori non hanno più importanza, i nuovi valori non sono stati
ancora trovati.
Riuscire
a percepire sicurezza e fiducia può essere di grande aiuto per
cercare nuovi significati nella vita e contemporaneamente dire addio
alla “vecchia vita”.
VIVERE
L’AUTONOMIA E LA RESPONSABILITA’
Questo
è un obiettivo molto difficile che crea spesso i problemi alle
persone sane senza alcun tipo di disabilità. Autonomia
significa crearsi delle regole e costruirsi la propria vita in base a
queste. Non si tratta di regole che orientano la vita verso soluzioni
facili, ma si tratta di valori conquistati ed elaborati che voglio
integrare nella mia vita.
La
responsabilità nasce dal momento in cui mi accorgo che sono
importante e gioco un ruolo anche per altre persone. Devo assumermi
la responsabilità per il mio agire, il mio pensare ed il mio
desiderare, in altre parole ciò significa che devo mettere “ il
mio fare” in una relazione etica con altre persone.
Queste sono soltanto parole? Tutto ciò
non perde il suo significato quando sono gravemente ammalato, in fin
di vita o quando divento disabile?
Siamo
del parere che ogni essere umano ha sempre la possibilità di vivere
in un certo modo la propria autonomia e di essere in qualche maniere
responsabile per gli altri. Anche una persona grave dà delle
risposte. E’ presente come capo famiglia anche se non è più in
grado di prendersi cura della propria famiglia. Una madre morente
accetta un’ultima volta l’amore dei suoi figli per far loro
ricordare l’importanza che hanno ricoperto nella sua vita. Un
bambino decide magari di rifiutare determinate proposte di attività
perché per lui non corrispondono più al suo concetto di vita e se
nessuno rispetta ciò non gli rimane altra possibilità di
espressione che il rifiuto.
Un
accudimento ideale dovrebbe sostenere una persona a vivere con
autonomia e responsabilità, ma anche di poter morire con autonomia e
responsabilità. L’accudimento
deve riguardare la persona nella sua globalità e non tenere soltanto
conto della sua malattia o disabilità. L’autonomia e la
responsabilità rispecchiano il fatto che si vive per sé e per gli
altri. Il paziente dovrebbe riuscire, possibilmente fino alla fine
della sua vita, a sperimentare l’intimità di una relazione sociale
che gli garantisca autonomia, ma che dall’altro lato non lo lasci
mai da solo nella sua autonomia.
CHE
COSA NE CONSEGUE
Vi
vorremo portare ad una riflessione: non sono le tecniche e i metodi
di una stimolazione che “guariscono” il paziente. Queste persone
vivono probabilmente in questo momento un’esperienza molto
particolare della loro vita. A causa della malattia devono
confrontarsi con le aree più importanti della loro personalità. E’
chiaro che in un momento cosi difficile non possiamo fare loro delle
proposte di stimolazioni che risultino estranee.
Il personale non deve determinare che cosa fa bene al paziente, ma
semmai cercare in maniera molto sensibile di capire che cosa occupa
principalmente il paziente. Soltanto a quel punto saremo in grado di
fare delle proposte che corrispondono alle priorità del paziente.
Il
personale dovrà cercare queste priorità per sostenere il paziente
nelle aree in cui è possibile un qualunque tipo di attività.
Il sostegno avviene in base a certe
regole, è richiesta una determinata conoscenza professionale.
Inoltre ci vuole in certo livello di abilità manuale.
Un’applicazione schematica non sarà possibile e l’individuo
nella sua situazione attuale deve stare al centro. Le
priorità individuali del paziente costituiscono la vera e propria
base del nostro lavoro.
Traduzione:
Paola Antoniotti, Teresa Wysocka marzo 2008
Sul
sito www.basale-stimulation.de ci sono dei riferimenti bibliografici
di testi in tedesco.
Ecco un altro articolo:
Ecco un altro articolo:
Lars
Mohr
(per
il Consiglio dell’Associazione Internazionale per la Promozione
della Stimolazione Basale, Internationaler
Förderverein Basale Stimulation®
e. V.)
Cos’è
la Stimolazione Basale®?
Una
possibile definizione di questo termine
Le
prime parti di ogni monografia, articolo o antologia di argomento
scientifico sono di solito dedicate alla definizione dei concetti
chiave che in essi verranno trattati. Tale definizione ha lo scopo,
tra l'altro, di evitare quanto più possibile incomprensioni tra
autore e lettore. Anche quando parliamo di Stimolazione Basale®1
tali incomprensioni sono tutt’altro che inusuali. Questo termine,
pur essendo ben conosciuto dagli esperti del settore da decenni ha
tuttavia subito, nel corso del tempo, una modificazione del proprio
significato di non lieve entità. Il termine “Stimolazione Basale”
che usiamo oggi non corrisponde al cento per cento alla “Stimolazione
Basale” così come veniva intesa 25 anni fa (seppure ovviamente
sussistano ancora degli elementi in comune): l’approccio si è
andato via via modificando, passando da “una metodologia che di
fatto era una mera tecnica a un concetto di ampio respiro sviluppato
successivamente per persone con gravissime disabilità multiple”
(Ackermann
2007, 161). Una definizione dunque che illustri in modo conciso e
pregnante l’idea e l’impostazione attuali su cui si fonda la
Stimolazione Basale svolge un (almeno) duplice:
(1) consente
di raggruppare in modo conclusivo un concetto le cui diverse
definizioni sono altrimenti sparse in innumerevoli pagine di
bibliografia (ad es. in Fröhlich
2003, 10, 178-180 oppure Fröhlich
/ Nydahl
2004, 83f.), offrendo al contempo una presentazione di facile lettura
a
colpo d’occhio.
(2) illustra
in modo succinto quelle caratteristiche di tale concetto che non
possono (più) essere ignorate da chi voglia parlare con cognizione
di causa e al presente della Stimolazione Basale, o voglia metterla
in pratica.2
Ciò
detto, si propone dunque la seguente definizione del termine
“Stimolazione Basale” :
La
Stimolazione Basale è un’idea di incontro tra persone che, a
livello individuale, offre possibilità e stimoli, anche in assenza
di prerequisiti, nei processi dialogico-comunicativi con persone
affette da gravi disabilità o a rischio di gravi disabilità, per
realizzare condizioni di sviluppo che siano adatte a promuovere,
mantenere o incoraggiare
-
la salute e il benessere,
-
l’apprendimento e la partecipazione sociale nonché
- l’autodeterminazione
- l’autodeterminazione
delle
persone coinvolte.
Inoltre,
per quanto riguarda la definizione di questo termine è importante,
prima di tutto, sottolineare il seguente duplice aspetto :
- la formulazione di cui sopra non è solo opera mia ma si deve al lavoro comune svolto all’interno del Consiglio dell’Associazione Internazionale. Desidero perciò ricordare qui i nomi delle mie colleghe e dei miei colleghi che hanno collaborato ed esprimere loro il mio più sentito ringraziamento: M. W. Schnell, U. Reisenberger, M. Hatz-Casparis, H. Hockauf, A. Schürenberg.
- Durante l’Assemblea generale dell’Associazione Internazionale per la Promozione della Stimolazione Basale® tenutasi ad Amburgo il 16 maggio 2008, il Consiglio Direttivo ha proposto ai soci riuniti in assemblea di aggiungere allo statuto dell’associazione la sopra citata definizione di Stimolazione Basale a fini esplicativi. Tale proposta è stata accettata a larga maggioranza.
Qui
di seguito si trattano in modo maggiormente dettagliato i singoli
elementi di cui si compone la definizione del termine, con aggiunta
di ampliamenti e commenti.
La
Stimolazione Basale è un’idea…
La
Stimolazione Basale può essere definita come “avvicinamento del
pensiero ai problemi e alle difficoltà di persone con gravissime
disabilità” (Fröhlich 2003, 10), ovvero come modello di
comprensione e azione, come forma di pensiero. La Stimolazione Basale
offre esperienze e stimoli sistematizzati che hanno spesso dimostrato
la propria validità nella pratica. Tale validità pratica può però
continuare a dimostrare la propria efficacia solo quando l’offerta
di Stimolazione Basale sia calibrata individualmente, adattata e, se
del caso, modificata, ovvero quando questa tenga in considerazione le
esigenze, le esperienze di vita e gli obiettivi dei destinatari. Ecco
dunque che appare chiaramente in cosa la Stimolazione Basale si
differenzi: non si tratta infatti di un programma di riabilitazione o
di una procedura codificata, non è una sorta di “applicazione
meccanica di stimoli” e neanche una tecnologia volta allo sviluppo
o alla cura. Non offre ricette cui tutti si devono attenere. A
maggior ragione, la Stimolazione Basale non offre una risposta
definitiva su ciò che sia più corretto fare in diversi ambiti di
cura, terapeutici e pedagogici.
Tutto
questo è quanto l'affermazione „La Stimolazione Basale è un’idea“
intende asserire.
… di
incontro tra persone,
La
Stimolazione Basale parte dal presupposto che l'interazione
pedagogica, di cura e terapeutica possa avere davvero successo solo
quando venga dato ascolto alla persona con disabilità, alle sue
espressioni e al significato soggettivo sotteso. La Stimolazione
Basale vuole essere intesa come invito a entrare in sintonia con le
altre persone e, insieme ad esse, con il mondo (materiale) che ci
circonda.
L’accento
sull’incontro tra persone in quanto baricentro dell'idea presuppone
anche un particolare atteggiamento etico da parte del professionista,
definibile come approccio protettivo alla persona con disabilità (a
questo proposito: Schnell
2004).
che
a livello individuale …
Il
concetto di “individualità” è un'idea portante della
Stimolazione Basale e muove dal riconoscimento del fatto che le
persone sono sì uguali per dignità ma possono differenziarsi in
modo anche considerevole per interessi, preferenze, vissuti (anche a
livello sensoriale) o stili comunicativi. Nella Stimolazione Basale
si attribuisce un valore elevato e fondamentale alla considerazione e
alla concretizzazione consapevole di queste possibili differenze o
caratteristiche della personalità di ciascun individuo (con gravi
disabilità).
… offre
possibilità e stimoli, anche in assenza di prerequisiti,
Il
carattere basale
dell’offerta pedagogica, di cura o terapeutica è dimostrata, nei
casi necessari, dal fatto che il destinatario di tali offerte non
deve soddisfare alcun prerequisito per poterle apprezzare o potervi
accedere; dunque al destinatario non si richiedono attività o
conoscenze pregresse. “La semplice presenza fisica e vitale è
quanto serve per poter accedere al processo di scambio basale"
(Fröhlich
2006, 402). A questo proposito “si può fare riferimento ai
primordi della capacità comunicativa, della percezione, della
capacità motoria, dell’attenzione, dell’apprendimento, ecc.“
(ibidem).
nei
processi dialogico-comunicativi…
La
Stimolazione Basale pone al centro dell’attenzione dell’operatore
l’esperire, il reagire, le necessità e gli obiettivi di ciascuna
persona con gravi disabilità. Il lavoro basale può dunque solo
svilupparsi nel quadro di un dialogo attento con l’altro (affetto
da disabilità). Situazioni e processi comunicativi compiuti, ovvero
l'essere compresi, la condivisione, l’entrare in contatto l’uno
con l’altro (cfr. figura seguente) – sono cardini fondamentali
nelle e per le attività basali.
Fig.
1: Flusso di comunicazione compiuta
(Fonte:
con leggere modifiche Mall
1993, 139; 2004, 39; cfr. Fröhlich
/ Simon
2004, 88)
… con
persone affette da gravi disabilità o a rischio di gravi disabilità…
Qui
di seguito si riporta la denominazione delle varie tipologie di
persone cui si rivolge la Stimolazione Basale. A questo proposito
vale la pena sottolineare come i bambini, i giovani e gli adulti con
gravi disabilità abbiano bisogno in molti, se non persino in tutti,
gli ambiti della loro vita dell'aiuto attento degli altri (in una
misura non comune rispetto a persone in salute della loro età).
Secondo la suddivisone di Bienstein
/ Fröhlich
(2007, 39) in base alle necessità, si tratta di persone,
- che a volte necessitano della vicinanza fisica per poter percepire le altre persone;
- che hanno bisogno di altre persone che le comprendano anche senza comunicazione verbale e che possano essere in sintonia con le loro modalità espressive individuali;
- che hanno bisogno di altre persone che li mettano in relazione con il mondo che li circonda e loro stessi secondo modalità (per loro) comprensibili;
- che hanno bisogno di persone che permettano loro di modificare la proprio posizione e di muoversi;
- che hanno bisogno di persone che li assistano, si prendano cura di loro, li spronino e li accompagnino in modo affidabile e competente.
La
cerchia dei destinatari, alquanto ristretta nei primi anni (cfr.
Fröhlich
1978, 43; Haupt
/ Fröhlich
1982, 22 succ.), si è ora notevolmente ampliata: la Stimolazione
Basale viene attualmente utilizzata anche da esperti di diverse
professioni nell‘incontro, tra l’altro, con
- neonati prematuri, che necessitino di trattamenti e cura in terapia intensiva,
- bambini, giovani e adulti con gravi pluridisabilità,
- persone con gravi disabilità causate da patologie o incidenti (ad es. coma vigile) oppure
- anziani bisognosi di cure o malati terminali.
Quanto
la Stimolazione Basale può offrire risulta inoltre molto utile per
lo sviluppo pedagogico, di cura o terapeutico nonché nel sostegno a
persone che
- mostrino modalità comportamentali di sfida in associazione a una (grave) disabilità cognitiva oppure
- soffrano di un (grave) disturbo cognitivo (cronico) (cfr. Theunissen 2000, 137).
… per
realizzare condizioni di sviluppo,
Le
persone non sono macchine ma esseri viventi. Ne consegue perciò che
lo sviluppo non può essere “prodotto” oppure “introdotto
forzatamente” dall’esterno. Si tratta piuttosto di un processo
attivo dell’individuo: “Lo sviluppo deve partire dalla persona”
(Haupt
2000; Fonte dell’immagine dell'imbuto: Meyer
1994, 73). Tuttavia non vi è dubbio che lo sviluppo sia influenza
dall’esterno, dalle condizioni ambientali sociali e materiali: è
infatti possibile attuare condizioni ambientali che si rivelino
(particolarmente) favorevoli o (piuttosto) sfavorevoli ad un positivo
sviluppo. L’idea della Stimolazione Basale è incentrata sulIa
creazione di quelle condizioni ambientali che possano favorire il
massimo sviluppo possibile in una persona con gravi disabilità. A
questo proposito si sottolinea l’importanza di considerare lo
sviluppo nella sua interezza. “Nella sua interezza significa che
diversi processi di apprendimento, esperienze, pensiero, percezioni,
come anche movimento e comunicazione“ nonché altri processi
evolutivi „vengono svolti contemporaneamente dalla stessa persona.
[…] Interezza è un termine che si riferisce anche a genitori,
educatori, terapeuti, perché anche loro non possono essere
‚suddivisi in parti singole“ (Fröhlich
2007, 90). Questo grafico rappresenta un tentativo compiuto da
Fröhlich
per illustrare l’idea di interezza:
Fig.
2: interezza dello sviluppo
(Fonte:
Fröhlich
2007, 90)
che
siano adatte a promuovere, mantenere o incoraggiare la salute, il
benessere, l’apprendimento e la partecipazione sociale nonché
l’autodeterminazione delle persone coinvolte.
Salute
e benessere, apprendimento e partecipazione sociale nonché
autodeterminazione sono gli obiettivi cui la Stimolazione Basale mira
nella sua applicazione. Queste cinque categorie, ovvero (Salute,
benessere, formazione, partecipazione, autodeterminazione)
- comprendono – quand’anche con diversi baricentri – la Stimolazione Basale nel suo complesso, ovvero la sua missione sia di cura, sia pedagogica (anche per pazienti con disabilità), nonché terapeutica;
- devono essere intese come sintesi degli obiettivi principali della Stimolazione Basale, come indicato da Bienstein / Fröhlich (2007, 78-99):
- ottenere vita e percepire sviluppo,
- sentire la propria vita,
- provare sicurezza e costruire fiducia,
- sviluppare il proprio ritmo,
- decidere da soli della propria vita,
- percepire il mondo esterno,
- creare rapporti e realizzare incontri,
- dare e sentire senso e significato,
- godere di autonomia e responsabilità.
La
questione delle particolarità della Stimolazione Basale
Dialogo,
comunicazione, formazione, salute, benessere, partecipazione, e così
via sono temi affrontati anche al di fuori della Stimolazione Basale,
in ambito di terapia, cura pedagogia (per pazienti speciali). Tale
riflessione potrebbe portare a chiedersi in cosa consista l’elemento
caratterizzante della
Stimolazione Basale, la particolarità
che non è riscontrabile in generale in pedagogia. (Questa domanda è
stata davvero posta da un collega all’autore di questo articolo).
La risposta può come minimo essere duplice:
(1) La
Stimolazione Basale è un approccio che davvero può dirsi basale,
ovvero si tratta di un know-how per la promozione dello sviluppo che
non richiede che il destinatario debba precedentemente compiere
determinate azioni o disporre di abilità pregresse. Si tratta di
un’idea che può trovare applicazione sin dalla nascita di una
persona, per tutto l’arco della sua vita e indipendentemente dalla
gravità delle proprie disabilità. Lo sviluppo della Stimolazione
Basale ha contribuito a mettere in luce, già negli anni 70 „come
la teoria fino ad allora dominante secondo cui le persone con
disabilità gravissime sono incapaci di apprendimento sia del tutto
errata“ (Praschak
1990, 9).
(2) La
Stimolazione Basale porta al centro dell’attenzione le possibilità
che il corpo umano offre. Si tratta quindi di un approccio orientato
al fisico.
Perché è il corpo che ci apre „un accesso individuale […],
quando, apparentemente, ogni relazione comunicativa e intellettuale
si è interrotta“ (Fröhlich
2003, 10). Il corpo non è una dimensione solo immaginaria, è una
realtà ben evidente, che si può vedere, udire e toccare; una
dimensione che, contrariamente a quanto affermato da Cartesio, non si
può ignorare (o meglio: la cui realtà
non si può ignorare, se non a livello virtuale, come sperimentazione
di pensiero).
Per
concludere e per riflettere: l’aspetto antropologico
Ponendo
l’accento sull’interezza e la fisicità, la Stimolazione Basale
(impostazione Fröhlicher)
mira ad evitare dualismi antropologici, ovvero rifiuta la
contrapposizione tra Res Cogitans e Res Extensa, tra una capacità di
pensiero "elevata” e una sostanza meramente materiale nella
persona. Tali dualismi, infatti, possono troppo facilmente portare a
una valutazione eccessiva dell’aspetto intellettuale, aprendo la
strada al disprezzo verso chi non brilla per abilità intellettuali.
Già
nell’Antico Testamento la persona, in tutta la sua varietà di
aspetti e vitalità, era vista come corpo: “nell'Antico Testamento,
l’uomo non aveva
un
corpo, era
un
corpo.
Questa frase sintetizza ciò che caratterizza la concezione dell’uomo
dell'Antico Testamento. Il dualismo anima e corpo le è quasi3
del tutto estraneo“ (Frevel
2003, 27). Ciò non significa compiere una scorrettezza dal punto di
vista antropologico, come si evince dalla stessa Bibbia - “polvere
tu sei e in polvere tornerai“ (Genesi, 3,19) - che mostra agli
uomini chiaramente il loro esser fatti di materia (come la loro
transitorietà, ma altrettanto chiaramente descrive l’uomo come
fatto a somiglianza di Dio (Genesi, 1,26 seg.) e, soprattutto nel
Nuovo Testamento, come destinato all’eternità (cfr. al riguardo
Nocke
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S), S. 137-149.
1
Il termine Stimolazione Basale® è un marchio protetto a livello
europeo. Proprietaria di questo marchio composto da nome e logo è
l'Associazione Internazionale per la Promozione della Stimolazione
Basale®. Per rendere più agevole la lettura, nel testo si rinuncia
all’uso del simbolo ®.
2
Eventi realmente accaduti rendono necessario questo riferimento.
3
Ovvero per tutti i numerosi secoli della storia dell'Antico
Testamento.
La Stimolazione Basale è stata creata negli anni '70 dal Prof. Andreas Fröhlich (Landstuhl, Germania), pedagogista speciale e psicologo, ed è un approccio rivolto a bambini/adolescenti/ adulti con disabilità grave.
L'obiettivo principale della Stimolazione Basale, è quello di rivalutare ciò che la persona disabile grave ha di proprio e di autonomo (anche se molto limitato) e la capacità di costruire se stesso e il suo agire sul mondo esterno.
Il mondo delle persone con disabilità grave è molto ristretto ed accompagnato quotidianamente da dolore, traumi, paure, insicurezze e dalla sensazione di non essere sani e vitali.
La mancanza di movimento impedisce alla persona con grave disabilità di entrare in relazione, in maniera soddisfacente, con il mondo esterno e lo limita fortemente nella percezione di sé e del proprio corpo, influendo sulla qualità della sua vita e di quella della sua famiglia.
Spesso la gravità della disabilità provoca nelle persone che ruotano attorno insicurezze, paure, aspettative troppo alte o addirittura mancanza di aspettative, che non permette loro di avere una progettualità adeguata.
La persona con grave disabilità si sente spesso come un “oggetto di manipolazione” e ciò provoca in lei passività, apatia e isolamento.
La persona disabile cerca di segnalare i propri bisogni in vari modi che spesso non sono riconosciuti e pertanto questa difficoltà di comunicazione impedisce il loro soddisfacimento.
Più gravi sono le problematiche di questi bambini più la famiglia e il mondo riabilitativo aumentano le proposte terapeutiche, impedendo però al bambino di raggiungere il benessere psico-fisico nella quotidianità, aumentandone la dipendenza.
La Stimolazione Basale, sottolinea le seguenti esigenze fondamentali per ogni individuo e li propone come diritti delle persone con disabilità:
Come la Stimolazione Basale soddisfa questi bisogni?
Attraverso l'utilizzo di diverse posture stabilizzanti e facilitanti e di benessere psico-fisico si cerca di ottimizzare l'apertura del bambino verso il mondo esterno permettendogli di “viversi” e percepirsi come un individuo attivo nel suo ambiente, anche se in maniera limitata. In questa situazione il bambino con disabilita (anche grave) diventa protagonista e sperimenta in prima persona (senza richiesta esterna) e con le proprie capacità il suo potere nei confronti del mondo degli oggetti (autodecisione).
Attraverso l'attività propria il bambino è in grado di prendere coscienza delle sue azioni, aumentando la sua motivazione e gioia nel fare autonomamente e di conseguenza anche la sua autostima.
La Stimolazione Basale, aiuta inoltre a cambiare la caotica sovrabbondanza di stimoli e permette al bambino di avvicinarsi al mondo come struttura più comprensibile e con minori paure.
La principale proposta della Stimolazione Basale, è soprattutto l'esperienza corporea attraverso la:
- stimolazione vestibolare (sperimentare il movimento)
- stimolazione somatica (esperienza tattile attraverso la pelle)
- stimolazione vibratoria (percezione profonda del proprio corpo).
E se il mondo fosse basale??? Teresa Wysocka
Ogni bambino è unico, è un individuo e si distingue dagli altri proprio attraverso la sua individualità che include tutte le sue caratteristiche, possibilità, bisogni e abilità. L'individualità sta ad indicare l'irrepetibilità di ogni singolo essere umano con la propria dignità, ma contrasta con tutto ciò “l'obbligo alla normalità” che provoca una pressione sociale alla quale le persone disabili si sentono esposte.La Stimolazione Basale è stata creata negli anni '70 dal Prof. Andreas Fröhlich (Landstuhl, Germania), pedagogista speciale e psicologo, ed è un approccio rivolto a bambini/adolescenti/ adulti con disabilità grave.
L'obiettivo principale della Stimolazione Basale, è quello di rivalutare ciò che la persona disabile grave ha di proprio e di autonomo (anche se molto limitato) e la capacità di costruire se stesso e il suo agire sul mondo esterno.
Il mondo delle persone con disabilità grave è molto ristretto ed accompagnato quotidianamente da dolore, traumi, paure, insicurezze e dalla sensazione di non essere sani e vitali.
La mancanza di movimento impedisce alla persona con grave disabilità di entrare in relazione, in maniera soddisfacente, con il mondo esterno e lo limita fortemente nella percezione di sé e del proprio corpo, influendo sulla qualità della sua vita e di quella della sua famiglia.
Spesso la gravità della disabilità provoca nelle persone che ruotano attorno insicurezze, paure, aspettative troppo alte o addirittura mancanza di aspettative, che non permette loro di avere una progettualità adeguata.
La persona con grave disabilità si sente spesso come un “oggetto di manipolazione” e ciò provoca in lei passività, apatia e isolamento.
La persona disabile cerca di segnalare i propri bisogni in vari modi che spesso non sono riconosciuti e pertanto questa difficoltà di comunicazione impedisce il loro soddisfacimento.
Più gravi sono le problematiche di questi bambini più la famiglia e il mondo riabilitativo aumentano le proposte terapeutiche, impedendo però al bambino di raggiungere il benessere psico-fisico nella quotidianità, aumentandone la dipendenza.
La Stimolazione Basale, sottolinea le seguenti esigenze fondamentali per ogni individuo e li propone come diritti delle persone con disabilità:
- Livello elementare vitale (evitare dolore, fame, sete)
- Esigenza di movimento, stimoli, variazioni nella vita quotidiana (contatto con il mondo esterno)
- Bisogno di sicurezza, stabilità e fiducia nei rapporti umani
- Legame, stare nella relazione, sentirsi accettati
- Riconoscimento ed autostima
- Essere indipendenti, autonomi, decidere per se stessi
- Bisogno di divertimento e di gioia nella vita
Come la Stimolazione Basale soddisfa questi bisogni?
Attraverso l'utilizzo di diverse posture stabilizzanti e facilitanti e di benessere psico-fisico si cerca di ottimizzare l'apertura del bambino verso il mondo esterno permettendogli di “viversi” e percepirsi come un individuo attivo nel suo ambiente, anche se in maniera limitata. In questa situazione il bambino con disabilita (anche grave) diventa protagonista e sperimenta in prima persona (senza richiesta esterna) e con le proprie capacità il suo potere nei confronti del mondo degli oggetti (autodecisione).
Attraverso l'attività propria il bambino è in grado di prendere coscienza delle sue azioni, aumentando la sua motivazione e gioia nel fare autonomamente e di conseguenza anche la sua autostima.
La Stimolazione Basale, aiuta inoltre a cambiare la caotica sovrabbondanza di stimoli e permette al bambino di avvicinarsi al mondo come struttura più comprensibile e con minori paure.
La principale proposta della Stimolazione Basale, è soprattutto l'esperienza corporea attraverso la:
- stimolazione vestibolare (sperimentare il movimento)
- stimolazione somatica (esperienza tattile attraverso la pelle)
- stimolazione vibratoria (percezione profonda del proprio corpo).
Queste stimolazioni permettono di formare uno schema corporeo più cosciente:
l'io = come vitalità
l'io = come attività
l'io = come consistenza (il viversi come una unità complessa)
Se il mondo fosse “basale” ad ogni persona disabile sarebbe riconosciuto il pieno rispetto dei propri bisogni, il diritto di imparare ed evolvere, il diritto di stare bene ogni giorno della propria vita e il diritto alla propria dignità.
Voglio terminare questo articolo con una riflessione del Prof. Fröhlich, ideatore di questo approccio:
“Non sono le tecniche e i metodi di una stimolazione che guariscono un paziente. Gli operatori non devono determinare che cosa fa bene al paziente, ma semmai cercare, in maniera molto sensibile, di capirne i bisogni reali. Soltanto a quel punto saremo in grado di fare delle proposte cercando di sostenerlo e accompagnarlo nelle aree in cui è possibile un qualunque tipo di attività.
Dobbiamo prevenire o controbattere un grave disorientamento offrendo costantemente delle occasioni alle persone disabili gravi per rendersi conto del proprio IO”.
Testo utile per approfondire il concetto di Stimolazione Basale:
Dott.ssa Teresa Wysocka
Pedagogista specializzata
Trainer/esperta per la Stimolazione Basale
Web: www.stimolazionebasale.it
E-mail: info@stimolazionebasale.it
http://www.ilpercorsochecambia.it/disabilitagravi.html
In questo sito si parla di ' metodo Frohlich'. Sul termine 'metodo' non sono d'accordo.
La SB è un approccio educativo. Inizialmente era stato pensato come metodo, poi nel corso del tempo il concetto si è evoluto ed ora s'intende in modo diverso.
l'io = come vitalità
l'io = come attività
l'io = come consistenza (il viversi come una unità complessa)
Se il mondo fosse “basale” ad ogni persona disabile sarebbe riconosciuto il pieno rispetto dei propri bisogni, il diritto di imparare ed evolvere, il diritto di stare bene ogni giorno della propria vita e il diritto alla propria dignità.
Voglio terminare questo articolo con una riflessione del Prof. Fröhlich, ideatore di questo approccio:
“Non sono le tecniche e i metodi di una stimolazione che guariscono un paziente. Gli operatori non devono determinare che cosa fa bene al paziente, ma semmai cercare, in maniera molto sensibile, di capirne i bisogni reali. Soltanto a quel punto saremo in grado di fare delle proposte cercando di sostenerlo e accompagnarlo nelle aree in cui è possibile un qualunque tipo di attività.
Dobbiamo prevenire o controbattere un grave disorientamento offrendo costantemente delle occasioni alle persone disabili gravi per rendersi conto del proprio IO”.
Testo utile per approfondire il concetto di Stimolazione Basale:
- Fröhlich Andreas, La Stimolazione Basale per bambini, adolescenti e adulti con pluridisabilità. Assistenza, cura e riabilitazione. Edizioni Del Cerro, 2007
Dott.ssa Teresa Wysocka
Pedagogista specializzata
Trainer/esperta per la Stimolazione Basale
Web: www.stimolazionebasale.it
E-mail: info@stimolazionebasale.it
http://www.ilpercorsochecambia.it/disabilitagravi.html
In questo sito si parla di ' metodo Frohlich'. Sul termine 'metodo' non sono d'accordo.
La SB è un approccio educativo. Inizialmente era stato pensato come metodo, poi nel corso del tempo il concetto si è evoluto ed ora s'intende in modo diverso.
W gli educatori!!:-)